venerdì 1 marzo 2013

Il Dio sorridente.



“Il Grande Dio che sorride”. Così i nativi chiamano questa gigantesca statua di cui solo parte della testa emerge dalle acque di un profondo lago vulcanico incastonato tra i monti del Suprendàr  settentrionale; queste sono terre isolate dall’Erondàr, a sud della grande catena montuosa del Margondàr e subito a nord delle estese e inesplorate foreste meridionali, che poi scompaiono per lasciare il posto alla rovente distesa di sabbia del Vhâcondàr, l’immenso “paese vuoto” che separa l’Impero dai favolosi Regni Meridionali. Si tratta delle vestigia dell’antica religione di una civiltà ormai perduta, che prosperò in un tempo remoto in cui gli uomini veneravano gli Antichi Dei e questi calcavano la terra dei mortali; prima che il khame morea, la “via degli spiriti”, si imponesse come unico credo e religione ufficiale dell’impero. Ci sono innumerevoli storie attorno a questa statua; alcuni indigeni dicono che gli Antichi la edificarono in una profonda gola dove si gettava un fiume, bloccandone prima il corso e poi lasciando che le acque colmassero l’abisso, immergendo quasi completamente il “Dio”. Altri sostengono che la statua inizialmente fosse tutta all’aria aperta e che essa sprofondi nell’acqua  a un ritmo di poche braccia ogni lustro. Un giorno, essi dicono, il benevolo sorriso del Dio verrà coperto  e resterà solo il suo sguardo freddo e impenetrabile. Sarà allora che il “Dio” si desterà, lascerà il suo sepolcro liquido e ritornerà a percorrere il mondo degli uomini. Nel frattempo, i giovani locali lo usano come piattaforma per i loro tuffi acrobatici e l’antico Dio sembra sorridere divertito dall’allegro schiamazzo che lo circonda.

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