Ricordo che mi imbattei in
questo Nano dall’età indefinibile sulla strada per Vetwadàrt, provenendo da Solian.
Egli ritornava dal distretto minerario, sito poche miglia più a nord, dove aveva
lavorato per due turni consecutivi ed era comprensibilmente di umore tetro (il
turno lavorativo dei Nani Minatori ha
una durata variabile tra i venti e i trenta “cicli di sonno”, quindi dura circa
un mese lunare). Nondimeno accettò di posare per me, anche se per poco tempo durante
il quale mi guardò ingrugnito senza nemmeno posare il pesante sacco degli
attrezzi da minatore che portava con sé. Quello che mi colpì particolarmente fu
la bellissima ascia nanica cerimoniale
a cui si appoggiava; non poteva trattarsi di un attrezzo da lavoro, non era certo
un utensile da miniera. Gli feci dei gran complimenti per essa e gli chiesi lumi sulla
sua provenienza; questo stemperò un poco il suo atteggiamento burbero e lui mi raccontò, con palese orgoglio, che l’ascia apparteneva alla sua
famiglia da generazioni. Il suo clan, originario del basso Suprelurendàr, aveva
una lunga tradizione guerriera e di fiera indipendenza, prima di essere
sconfitto dalle truppe imperiali e forzato a disperdersi. I maschi della sua
famiglia erano entrati in massa nel Sindacato
dei Nani Minatori e lavoravano spostandosi per tutto l’Erondàr, da un distretto
minerario a un altro. Quell’ascia era la sola cosa rimasta a testimoniare che, un
tempo, i suoi antenati appartenevano a un clan di valorosi guerrieri.
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