Ricordo che mi imbattei in
questo Nano dall’età indefinibile sulla strada per Vetwadàrt, provenendo da Solian.
Egli ritornava dal distretto minerario, sito poche miglia più a nord, dove aveva
lavorato per due turni consecutivi ed era comprensibilmente di umore tetro (il
turno lavorativo dei Nani Minatori ha
una durata variabile tra i venti e i trenta “cicli di sonno”, quindi dura circa
un mese lunare). Nondimeno accettò di posare per me, anche se per poco tempo durante
il quale mi guardò ingrugnito senza nemmeno posare il pesante sacco degli
attrezzi da minatore che portava con sé. Quello che mi colpì particolarmente fu
la bellissima ascia nanica cerimoniale
a cui si appoggiava; non poteva trattarsi di un attrezzo da lavoro, non era certo
un utensile da miniera. Gli feci dei gran complimenti per essa e gli chiesi lumi sulla
sua provenienza; questo stemperò un poco il suo atteggiamento burbero e lui mi raccontò, con palese orgoglio, che l’ascia apparteneva alla sua
famiglia da generazioni. Il suo clan, originario del basso Suprelurendàr, aveva
una lunga tradizione guerriera e di fiera indipendenza, prima di essere
sconfitto dalle truppe imperiali e forzato a disperdersi. I maschi della sua
famiglia erano entrati in massa nel Sindacato
dei Nani Minatori e lavoravano spostandosi per tutto l’Erondàr, da un distretto
minerario a un altro. Quell’ascia era la sola cosa rimasta a testimoniare che, un
tempo, i suoi antenati appartenevano a un clan di valorosi guerrieri.
venerdì 21 settembre 2012
lunedì 3 settembre 2012
Bei Baffetti
Questa bizzarra scultura è una testa votiva delle popolazioni Beheree che popolano la costa a sud di Solian. Di sculture e immagini votive ne è disseminato l’Erondàr ma questa è una della mie preferite. Un po’ perché è sulla strada che conduce alla mia città e così quando la incrocio, di ritorno dalle mie missioni, mi sembra di sentire già aria di casa; un po’ per la sua aria buffa, con quei baffi arricciati e l’aria seriosa e saccente. Le popolazioni locali l’hanno adottata, chissà perché, come pietra votiva per ingraziarsi i favori dei khame per un buon matrimonio, buona salute e fertilità. Le ragazze in età da marito, nei giorni di festa, vi portano monili d’osso e di legno per trovare marito e, spesso, i loro desideri vengono esauditi poiché scapoli navigati e giovani di belle speranze conoscono il luogo e vi si appostano per fare cernita delle ragazze più belle. Il posto è anche presidiato dalla forza pubblica repubblicana perché sovente vi scoppiano risse per la contesa di una fanciulla particolarmente attraente, zuffe furibonde delle quali il povero Lai Lethoi (che in lingua locale vuol dire “bei baffetti”) porta sul viso diversi ricordi. La donna che vi ho ritratto accanto, con il bambino nella fascia e il cesto di offerte alimentari, era lì per pregare Lai Lethoi di essere meno “generoso” con lei. Dopo il sesto figlio – mi disse – aveva assolutamente bisogno che i khame concedessero i loro favori a una famiglia meno numerosa.
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