tag:blogger.com,1999:blog-28864061494298251752024-02-20T02:35:19.047-08:00Dragonero, diario di viaggioAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.comBlogger29125tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-52132482947204223762014-09-20T07:40:00.001-07:002014-09-20T07:52:36.035-07:00Religione di Stato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuwifn9X3Npa5vIEOC4QlE-C9HrS5gr8eRhfP_Mi1Q57n_RR0UYRb4ZNHXP53zuKzeP1trxFefgMShe2rrKYTnwJ7xcUeQMwyrvOgOLApVtrFOe8jb18EVc4Yt0-WU1WzC3RUheLGY0AUp/s1600/Abiti+cerimoniali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuwifn9X3Npa5vIEOC4QlE-C9HrS5gr8eRhfP_Mi1Q57n_RR0UYRb4ZNHXP53zuKzeP1trxFefgMShe2rrKYTnwJ7xcUeQMwyrvOgOLApVtrFOe8jb18EVc4Yt0-WU1WzC3RUheLGY0AUp/s1600/Abiti+cerimoniali.jpg" height="282" width="400" /></a></div>
<div class="western" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
</div>
<div class="western" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">La religione uff<span style="font-family: Arial, sans-serif;">iciale </span> dell’Impero, di cui lo
stesso Imperatore è il <i>Sommo
Sacerdote,</i> è conosciuta
come <i><b>Khame</b></i>
<i><b>Morhea</b></i>,
letteralmente<span style="font-family: Arial, sans-serif;"> </span>“<i>le
usanze di coloro che stanno sopra” </i>ovvero
la <i>Via degli Dei</i><span style="font-variant: normal;">
</span><span style="font-variant: normal;"><span style="font-style: normal;">o
degli </span></span><i>Spiriti</i><span style="font-variant: normal;"><span style="font-style: normal;">.</span></span>
In questo Credo non c’è soluzione
di continuità tra il mondo degli Dei e quello degli esseri umani,
tra storia divina e storia umana. <i>Khame</i>
significa in Lingua Antica “<i>coloro
che stanno sopra</i>” e
deriva da un termine più antico, “<i>Arkawe</i>”,
che indica “<i>ciò che è
nascosto, inaccessibile</i>”.
Nel <i>Khame Morhea</i>
non c’è un dio creatore ed eterno
che chiede obbedienza alla sua creatura e la giudica. I <i>Khame</i>
sono indifferenziati, non hanno
caratteristiche antropomorfe né hanno personalità singole. </span></span></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Quando gli esseri
umani muoiono si uniscono ai </span><span style="font-size: small;"><i>Khame</i></span><span style="font-size: small;">,
e diventano a loro volta “nascosti”, “invisibili”. Alcuni
uomini, che si sono distinti nella vita, diventano oggetto di
particolare venerazione, anche se l'Impero scoraggia qualsiasi culto
personale e reprime ogni forma di religione non ortodossa. </span></span>Alla
radice di questa religione sta l’antico sciamanesimo tribale: in
tutte le cose, anche quelle che vengono considerate prive di vita, è
presente uno spirito e un <i>senso</i>.
Tutte le cose sono piene di spirito, di anima , di nume, di divinità.
Un antico detto recita: “<i>Lo
spirito dei Khame riempie l’universo, abbracciando ogni cosa”.
</i>L’anima è tutta e
dovunque. Le cose quindi “sentono”. Negare che le cose sentano
perché non hanno occhi, né bocca, né orecchie, è una sciocchezza,
simile a quella di chi negasse il moto al vento perché non ha gambe
o il mangiare al fuoco perché non ha denti. </span></span></span></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Il mondo degli Dei viene
sentito come causale rispetto a quello empirico degli uomini, da qui
la necessità di propiziarsi gli dei con preghiere e riti
appropriati; e la conseguente
necessità di ringraziarli per i favori concessi. Lo sciamanesimo
tribale identificava la parte alta dei fiumi come il misterioso mondo
dell’aldilà, credendo la forza straordinaria degli <i>Khame</i>
scendesse lungo i corsi d'acqua.
Risalire questi fiumi equivaleva ad entrare nella zona degli dei. Per
questo, fin dall’antichità, vengono celebrate delle feste in
prossimità delle sorgenti. <i>Khame
Morhea</i> <i>si </i>riferiva
al percorso che veniva compiuto lungo i fiumi per risalire la
sorgente. Le montagne ricoperte di fitti boschi, tra i quali i fiumi
scorrono, venivano considerate
abitazioni degli dei e si ritieneva che
essi prendessero dimora
soprattutto nei grandi alberi. Le montagne, luogo di origine dei
fiumi e sedi delle loro sorgenti, erano considerate
terra sacra. Gruppi di asceti, gli <span lang="ro-RO"><i>odinăvouná</i></span>
(“<i>coloro
che dormono sulle montagne</i>”)
vivono sui monti praticando antichi riti sciamanici misti a rituali
di ispirazione esoterica, precedenti il <i>Khame
Morhea.</i> </span></span></span>
<br />
<div align="center" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Esistono
pochi grandi templi, chiamati </span><span style="font-size: small;"><i>k</i></span><span style="font-size: small;"><i>hamedhome</i></span><span style="font-size: small;">,
“dimora degli Dei”; molto comuni sono invece i </span><span style="font-size: small;"><i>k</i></span><span style="font-size: small;"><i>hamedevĭ</i></span><span style="font-size: small;">,
i “luoghi degli Dei”, alti pali di legno o canne di bambù ornati
da larghe strisce di carta lasciate sventolare nell’aria. Sono sia
offerta ai </span><span style="font-size: small;"><i>Khame</i></span><span style="font-size: small;">
che segno e luogo della loro presenza. Essi indicano l’accesso a
uno spazio sacro (una sorgente, una risorgiva, una pianta secolare).
Il fruscio della carta mossa dal vento è considerato come il suono
delle parole dei </span><span style="font-size: small;"><i>Khame</i></span><span style="font-size: small;">
che allontanano i cattivi spiriti e, se ascoltate, purificano
l’anima</span><span style="font-size: small;"><i>.
</i></span><span style="font-size: small;">Quando
le strisce di carta si lacerano o si staccano, si dice che i </span><span style="font-size: small;"><i>Khame</i></span><span style="font-size: small;">
</span><span style="font-size: small;"><i>“hanno
perso la voce”</i></span><span style="font-size: small;">
perché hanno accolto su di loro tutti i peccati e le contaminazioni
degli uomini e bisogna quindi sostituirle.</span><span style="font-size: small;"></span></span></div>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Uno dei riti più
importanti della religione di Stato è lo “Sposalizio Celeste”
che segna l'inizio del nuovo anno astronomico e viene celebrato
quando la luna minore – lo Sposo Rosso – passa davanti alla luna
maggiore - La Sposa Bianca – eclissandola parzialmente. Il rito
viene officiato nella capitale dall'imperatore in persona, nel grande<i> khamedhome </i></span></span></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"></span></span> del "Primo e<span style="font-family: Arial, sans-serif;"> </span>l'Ultimo", sotto le colossali
statue del primo imperatore, Vrlam Erondàr, e di quello attualmente
regnante, alla presenza dell'intera cittadinanza. </span></span></span></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Nel disegno, sono
raffigurati gli abiti cerimoniali del Cancelliere, dell'Imperatore e
del Principe suo figlio.</span> </span></span>
</div>
<div class="western" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: small;"></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-6554295954366541012014-09-02T09:45:00.001-07:002014-09-02T10:08:14.375-07:00I Figli di Olhim<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwkCv95LcQ_SzonKcRSw_UxWCzBlMS9Bigpyv_RJ3zDg-8dxssTf_97mb2gA2NVeZNlkYf-ZpXoCNajB70DuHlyFKrYGcvGnB_7R1jk4zoxayrZZLY77WPqbdWTldTfvHjromg8vWS7D_c/s1600/Bruto+della+Montagna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwkCv95LcQ_SzonKcRSw_UxWCzBlMS9Bigpyv_RJ3zDg-8dxssTf_97mb2gA2NVeZNlkYf-ZpXoCNajB70DuHlyFKrYGcvGnB_7R1jk4zoxayrZZLY77WPqbdWTldTfvHjromg8vWS7D_c/s1600/Bruto+della+Montagna.jpg" height="282" width="400" /></a></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
</div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">La
zona a nord del vasto continente dell’<i>Erondàr</i>
è una vasta regione montuosa, perennemente coperta da neve e da
ghiaccio. L’intensa attività vulcanica e geotermica,
però, ha creato ampie zone dove il clima è più mite e dove la
fertile terra vulcanica
permette una fiorente attività agricola. Le fredde
foreste
di conifere hanno spesso, al loro interno,<i>
</i>un
clima più umido e caldo dell’esterno e
in alcuni punti, <span style="font-style: normal;">in
prossimità di polle di acqua termale,</span>
presentano
un
microclima da
foresta tropicale. Su
questa
alta
catena montuosa prospera una popolazione indipendente e pagana, i
“<i>Figli
di Olhim”</i>, che rigetta il <i>Khame
Morhea</i>
(la “Via degli Dei”) della religione imperiale e venera <b>Olhim</b>,
il <i>Progenitore</i>,
il “Primo degli Uomini” - che piantò il <i><b>Grande
Frassino</b></i>
al centro dell’enclave - e la <i><b>Grande
Madre</b></i>,
personificazione della potenza della Natura, forza primordiale in
grado di dare e togliere la vita. <i><b>
</b></i>La
società dell'Enclave
è
rigidamente divisa in chi lavora, chi combatte, chi prega,
strutturata in clan stanziali
e
tribù seminomadi,
con un legame intimo e
magico con il mondo naturale. I
clan sono guidati spiritualmente
da
sciamani conosciuti come gli<i><b> "Uomini dell’Albero”.</b></i><i>
</i>Ogni
clan ha, infatti,
un <i>b</i><i>hile</i>,
un <b>albero
sacro</b>
dal quale alcune persone prendono addirittura il nome e da
cui si
vantano di discendere; esso è la testimonianza vivente
dell’esistenza della tribù; di fronte al <i>bhile </i>i membri del clan
celebrano
se stessi e
venerano
i
loro avi. Gli
stessi
confini dell'Enclave
sono contrassegnati da alberi considerati
magici
<span style="font-weight: normal;">e,</span><span style="font-weight: normal;">
</span>
nella
capitale, sorge un gigantesco frassino sacro,
considerato l’<i>asse centrale </i>del mondo.<i> </i>Il guerriero raffigurato nel disegno lo incontrai durante una missione oltre i confini dell'Enclave; una brutta storia che forse un giorno vi racconterò. </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-80321928110418816962014-03-24T11:02:00.000-07:002014-03-24T11:02:00.768-07:00La fanciulla d'ascia.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkDpHG6vNVW16Xpk0UNfoxYnlpy15mjWXsx_69jMwqTe-nb5SW8Q_P8Ig_MV53dSbvIQuSBERNAy260w6c6_iBr-tPUp9Pw4zUBn_D8YLHcW-QcRo-1H2nQIzb0ljwDzibVIsV5SKnx8i5/s1600/the+girl+monster+slayer.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkDpHG6vNVW16Xpk0UNfoxYnlpy15mjWXsx_69jMwqTe-nb5SW8Q_P8Ig_MV53dSbvIQuSBERNAy260w6c6_iBr-tPUp9Pw4zUBn_D8YLHcW-QcRo-1H2nQIzb0ljwDzibVIsV5SKnx8i5/s1600/the+girl+monster+slayer.jpg" height="400" width="282" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Incontrai
questa ragazza alle pendici del <i>Suprelurendàr</i> settentrionale,
dove gli ultimi bastioni del Grande Vallo si ergono a picco sulle
scogliere che si affacciano sul <i>Hàlwèsùhre</i>. Era una
“fanciulla d'ascia” del regno di <i>Raghnar</i>, che si estende
lungo la parte finale del Vallo, abitato dallo stesso fiero popolo
guerriero a cui appartiene Yannah, una delle mie compagne del corpo
degli Scout. Le “fanciulle d'ascia” sono le ragazze che durante i
riti di passaggio della pubertà sono riuscite a uccidere a mani
nude almeno un lupo dei monti o una lince di foresta, brutte bestie
del pessimo carattere. Esse, negli anni successivi, vengono educate alle arti marziali
e sottoposte a un duro allenamento per rafforzare spirito e corpo.
Quando raggiungono la maggiore età, ricevono le “Amiche Fedeli”,
due asce gemelle dalla foggia peculiare, e abbandonate sui monti ai
confini del regno, dove dovranno sopravvivere da sole per un anno
intero, costruendosi un riparo, procurandosi il cibo, fabbricandosi i
vestiti e forgiando le armi e gli attrezzi necessari. Al termine di
questo secondo e più impegnativo rito di passaggio, alla “fanciulla d'ascia” - che
aveva perso il nome di bambina entrando nella pubertà - viene dato
il nome da adulta, che la accompagnerà per tutta la vita. La
ragazza, ancora anonima, mi accolse nella caverna scavata nella
scogliera dove aveva costruito la sua abitazione e mi mostrò
entusiasticamente tutti i confortevoli ambienti del suo rifugio.
Quando mi chiese se mi piacevano i crostacei, pensavo mi avrebbe
portato sugli scogli a pescare granchi e aragoste. Non credevo si
sarebbe tuffata per catturare un <i>kraken</i> di scogliera, che poi
cucinò al vapore nelle polle termali della sua caverna. Fu una
scorpacciata memorabile. </span></span>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-72899347025195327332014-01-23T02:29:00.000-08:002014-01-23T02:29:48.056-08:00Le Pietre Sonore.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSvse8eB1fm2G9z_vDJHd09XunoIfMwZqJq71qg8lZ4EbQ9FvqKlsa2d8iS8V6VFVz_jQVd4mhoGqBKgxT8ervRL_VGbPf8BE25bJlF-rLbjqKsGOzLhHbSjT9ozOUpxQZDYOqBeVGBxm1/s1600/Pietra+sonora.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSvse8eB1fm2G9z_vDJHd09XunoIfMwZqJq71qg8lZ4EbQ9FvqKlsa2d8iS8V6VFVz_jQVd4mhoGqBKgxT8ervRL_VGbPf8BE25bJlF-rLbjqKsGOzLhHbSjT9ozOUpxQZDYOqBeVGBxm1/s1600/Pietra+sonora.jpg" height="335" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Disseminate
in tutto l'<i>Erondàr</i>,
si ergono delle misteriose vestigia di un'antica civiltà, scomparsa
da tempo immemorabile; sono sculture di pietra dalle forme e
dimensioni più diverse ma con una caratteristica comune: se
strofinate con delle pietre levigate, esse “suonano”,
con volume e timbro musicale differenti a seconda del materiale e della forma della
scultura. Le popolazioni locali le chiamano con diversi nomi: <i>“pietre
sonore”, “roccia che canta”, “arpe dei troll” </i>
e non c'è regione, anche la più selvaggia e disabitata, dove non vi sia almeno uno di questi manufatti. Nessuno sa da chi e come siano
state costruite né saprebbe come rifarlo e nessuno conosce lo scopo
per cui esse vennero create. La vulgata attribuisce queste
affascinanti opere alla leggendaria civiltà degli <i><b>Ubiqui</b></i>,
che i miti più antichi raccontano abitasse il mondo in tempi
remoti, prima dell'arrivo nell'Erondàr delle <i>Quattro
Razze,</i> quando persino
quella degli elfi era una stirpe giovane. Degli <i>Ubiqui</i>
non si sa quasi nulla; non esiste alcuna raffigurazione di questo
popolo, non si sa da dove provenisse e perché sia scomparso; gli studiosi dubitano persino che sia veramente esistito. Le leggende
raccontano che essi si spostavano ovunque volessero <i>“trasportati
dal canto delle pietre”</i>
ma nessuno sa cosa questo significhi.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-57842945803658182622014-01-03T01:06:00.001-08:002014-01-03T01:21:22.720-08:00Ritratto di gruppo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKpsMnEyLuiQjCfvamMbtubdMzKVXkcgmiGUZib4aFcnPRCsha1NIETaq1t3F37Llu5AXMMHy8Y5nMlVDtaKmPW-GGRReMsS4OT_JykOSkKFaHgrxz6YhBTWjb0dEFcPP92GFA94yK6yLY/s1600/Orchesse+guerriere.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKpsMnEyLuiQjCfvamMbtubdMzKVXkcgmiGUZib4aFcnPRCsha1NIETaq1t3F37Llu5AXMMHy8Y5nMlVDtaKmPW-GGRReMsS4OT_JykOSkKFaHgrxz6YhBTWjb0dEFcPP92GFA94yK6yLY/s400/Orchesse+guerriere.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Questo è l'unico ritratto che mi sia stato concesso di fare alle orchesse guerriere di Keyra. Senza volerlo, causai con questo disegno seri problemi di coesione interna. Le varie guerriere raffigurate si sentirono offese dal fatto che, secondo loro, avevo reso più "bella" la rispettiva vicina e ciò diede la stura a recriminazioni senza fine, che sfociarono più di una volta in scontri furibondi. Dal momento che, nonostante io abbia da anni un orco come compagno di avventure, non ho ancora compreso bene il concetto orquino di "bellezza", non ho potuto in alcun modo rimediare al mio errore, modificando il ritratto. Ognuna delle orchesse qui raffigurate ha apertamente minacciato di mozzarmi le mani se mi avesse ancora visto ronzare loro attorno con fogli e matite, salvo chiedermi in segreto di ritrarre singolarmente ognuna di loro, all'insaputa delle compagne. Inutile dire che mi sono guardato bene dal cacciarmi nuovamente nei guai. </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-65681583676868296652013-12-08T08:59:00.000-08:002013-12-08T08:59:58.554-08:00Keyra
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj40W8IkYuzvLmYvXLZOw_xrmomYRafIkuvDKqjxLifT1r0z3Du509vR_sJ07bN7arlBs6bKwWF4x19kg7u-GUyuuSNuNp2L2CIdcCy4OTbhPZUo-pUHCo8YmsQ7vfdTHJ4vdMtgffBja3M/s1600/orchessa+guerriera.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj40W8IkYuzvLmYvXLZOw_xrmomYRafIkuvDKqjxLifT1r0z3Du509vR_sJ07bN7arlBs6bKwWF4x19kg7u-GUyuuSNuNp2L2CIdcCy4OTbhPZUo-pUHCo8YmsQ7vfdTHJ4vdMtgffBja3M/s400/orchessa+guerriera.jpg" width="282" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Questo è un ritratto di Keyra, la
figlia primogenita di Garu-Dah, il capo della tribù dei Mordi
Sabbia, che prospera lungo la costa meridionale della grande isola
degli Orchi, in un grande villaggio per metà costruito sulle
scogliere e per l'altra metà nelle grotte al loro interno. Secondo
le convenzioni sociali degli orchi, le femmine sono libere di
decidere fin da piccole se occuparsi degli uomini, del marito, della
casa e della tribù o se divenire guerriere. Il giorno della scelta
avviene al compimento degli otto anni. Le femmine che abbracciano
l'arte della guerra vengono addestrate insieme ai maschi e con loro
vanno in battaglia senza differenza alcuna, se non che nessuna donna,
nemmeno se figlia di un orco di alto rango, può divenire capo o
condottiero. Keyra rappresenta una eccezione. Durante la
“battaglia della spiaggia nera" (una spiaggia di sabbia
vulcanica che si estende per dieci leghe all'estremo est dell'Isola
degli Orchi), quando la tribù dei Mordi Sabbia si trovò ad
affrontare uno attacco massiccio di Ghoul erranti provenienti dalle
foreste interne in cerca di territori da depredare, Keyra si ritrovò
isolata in battaglia insieme ad un gruppo di femmine e si vide
costretta a prendere il comando delle compagne per coordinare la
difesa del gruppo. Le sue scelte strategiche furono eccellenti, tanto
che non solo portò le compagne fuori dall'accerchiamento nemico, ma
condusse l'attacco finale guidando anche molti maschi orchi alla
vittoria. Keyra venne eletta capo battaglia dal consiglio degli
Anziani e messa al comando del primo gruppo di "orchesse
guerriere” mai creato. L'ascia che Keyra impugna è un'arma di sua
invenzione che viene usata da tutte le orchesse guerriere. E' dotata
di una impugnatura al termine dell'asta in modo da poter essere usata
con una mano e fatta mulinare attorno a sé con precisi e letali
movimenti ad ampio raggio, assecondati dalla rotazione di tutto il
corpo. Dagli umani, questa tecnica è chiamata con scherno “ascia
trottola”... ma chi l'ha vista in azione ha perso la voglia di
ridere. Keyra ha avuto un solo Orco che è stato in grado di
conquistare il suo cuore indomito. Il nome di quell'Orco è Gmor
Burpen, che si vanta di aver lasciato a Keyra, negli anni, una vera
fortuna come “dote della tenda”.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-51638147555701413632013-11-07T00:35:00.000-08:002013-11-07T00:36:42.634-08:00Le orchesse<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo6GmCDfBgiLHGPhQzTF4H7WhqOkXuCDQ7oRlndtTzeLfml9nJWFizt3cRrr26PYsaXkcn62EYfDO53SFDQniFPw9NK1uQcSyggHUOkwvgjU2O2Iiwh6MF43BMS2c8DnbCOgBmhD2SdyZE/s1600/Orchesse.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo6GmCDfBgiLHGPhQzTF4H7WhqOkXuCDQ7oRlndtTzeLfml9nJWFizt3cRrr26PYsaXkcn62EYfDO53SFDQniFPw9NK1uQcSyggHUOkwvgjU2O2Iiwh6MF43BMS2c8DnbCOgBmhD2SdyZE/s400/Orchesse.jpg" width="282" /></a></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Le
orchesse formano un pilastro fondamentale nella società degli orchi.
Poche di loro si uniscono ai maschi per la caccia e la guerra, anche
se alcune formidabili guerriere sono entrate nelle leggende
<i>erondariane</i>.
Esse si occupano, invece, delle abitazioni e della prole, che
gestiscono collettivamente con grande energia e piglio autoritario;
non esistono nuclei familiari, anche se la genealogia viene tenuta in
gran conto dalla tradizione <i>orquina</i>,
e i bambini vengono cresciuti ed educati in grandi gruppi gestiti da
un numero imprecisato di “madri”, con grande affetto e senso
materno ma anche inflessibile disciplina. Non esistono contratti
matrimoniali veri e propri, tranne che per alcuni <i>capoclan</i>
i quali arrivano a creare delle dinastie che portano il loro nome.
L'orchessa, quando entra in estro, si allontana dalla comunità e
monta la sua <i>“tenda del
sudore” </i>in località
isolate, dove attende l'arrivo dei maschi richiamati dagli effluvi
dei legni profumati e delle erbe aromatiche che lei brucia
nella tenda. Terminato l'accoppiamento, che può durare diversi
giorni, solitamente l'orchessa deruba il maschio di ogni avere e lo
abbandona nella tenda, stordito dai fumi e dal liquore di malto. Il
bottino così raccolto, chiamato tradizionalmente la <i>“dote
della tenda”</i>, viene
quindi donato a tutta la collettività. Le orchesse si rasano il
capo e si tagliano ritualmente i capelli; usano invece lasciare
crescere il folto vello ascellare e inguinale, che viene raccolto in
corte e robuste trecce. Di un'orchessa di facili costumi – ovvero
di una che monta la <i>tenda
del sudore</i> più volte al
mese – si dice che <i>“si
fa afferrare per la treccia”.</i></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-77335715859270886702013-08-27T08:36:00.001-07:002013-08-27T08:36:15.022-07:00Nani Guerrieri.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAzyrrYyfnaF6CZogaQyYXMsCnsSDYR6OhqANK7oNavtOQVT5Ck4niirlKjFbBMd8VnqF-F26WiFf266JCcwbZ0A0q-fRTcrFIdV9_uQ2Hbr2zfkeoT7lupIM-nIOGJ432nTqsmOEeakfW/s1600/Nano+con+martello+d%27arme.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAzyrrYyfnaF6CZogaQyYXMsCnsSDYR6OhqANK7oNavtOQVT5Ck4niirlKjFbBMd8VnqF-F26WiFf266JCcwbZ0A0q-fRTcrFIdV9_uQ2Hbr2zfkeoT7lupIM-nIOGJ432nTqsmOEeakfW/s400/Nano+con+martello+d%27arme.jpg" width="381" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Verdana,sans-serif; text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;">I</span><span style="font-size: small;">ncontrai questo gioviale Nano lungo la strada che,
da Solian, conduce a Vetwadàrt, la<i> Città
Vecchia</i> imperiale. Era diretto al distretto minerario di Gøtcha-kun, le “<i>caverne del fango</i>”, alle pendici del Kârss.
Si fermò volentieri a fare due chiacchiere con me, cosa davvero strana per un Nano, e
accettò con entusiasmo di posare per un veloce ritratto. Era un Mastro Ferraio,
un fabbro, e portava la caratteristica protezione al braccio
sinistro, composta di lamine sovrapposte di <i>algěfehre</i>,
una lega metallica molto resitente e che non conduce calore. Mi colpì
particolarmente la sua “picca”, sicuramente antica, che lui disse appartenere
alla sua famiglia da generazioni e di cui si mostrò molto orgoglioso. <span> </span>Non era certo uno strumento di lavoro ma una
vera e propria arma da guerra: un <i>martello
d’arme</i> a becco di corvo, che i Nani Guerrieri utilizzavano nel combattimento
ai ferri corti e nel corpo a corpo. Ai nani, oggi, non è più permesso portare armi con
sé e io, in qualità di ufficiale imperiale, avrei dovuto sequestrarglielo; ma
era molto simpatico e il suo buon umore mi aveva contagiato. Lo lasciai andare, raccomandandogli
semplicemente di camuffare il martello, coprendolo con un cencio. I Nani <span> </span>non sono più guerrieri da secoli, da quando l’imperatore
Brevalaër Erondàr sconfisse definitivamente le forze insorgenti di Narohk <i>il Forte </i>e di Koulm “Maglio di Pietra”, in
una serie di epiche battaglie lungo le pendici dei monti del Suprelurendàr
settentrionale. I Nani, vinti, dovettero smantellare le loro armate e fare
giuramento solenne di non sollevarsi mai più in armi contro l’Impero. Come
gesto di magnanimità e riconoscenza, Brevalaër concesse loro il monopolio imperiale degli
scavi sotterranei per le estrazioni minerarie. Decisione poco lungimirante, secondo alcuni. Oggi, il <i>Sindacato dei Nani
Minatori</i>, diffuso in tutto l’Erondàr, è un’organizzazione più potente degli
eserciti dei Nani Guerrieri dei secoli passati, meglio organizzata delle
<i>Falangi </i>di Narohk e ben più temibile del maglio di pietra di Koulm.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-50711458875272088902013-07-01T05:31:00.004-07:002013-07-01T05:33:09.392-07:00La cattura dei Rhoyiik.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm6RVSBedOVIg2wHkRrBpuyOxgeiJW_06CyVUKfLlVUK_nIHJZh7VaJogqEebjTUaT6qJaYXlhiAjbLXEnfn2fvvSkMGRlgkRrA60JDsHTsph7t3b8aJ1sfU_xSHeQoTjo_FL8PnFjA0c_/s1600/Cattura+del+Rhoyiik.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm6RVSBedOVIg2wHkRrBpuyOxgeiJW_06CyVUKfLlVUK_nIHJZh7VaJogqEebjTUaT6qJaYXlhiAjbLXEnfn2fvvSkMGRlgkRrA60JDsHTsph7t3b8aJ1sfU_xSHeQoTjo_FL8PnFjA0c_/s320/Cattura+del+Rhoyiik.jpg" width="276" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Verdana,sans-serif; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Verdana,sans-serif; text-align: center;">
<span style="font-size: small;">La prima
volta che m’imbattei nei cacciatori dei <i>Sēnlinderhén</i> (il Popolo delle grandi foreste del <i>Suprendàr</i>), non
compresi perché si ostinassero a dare la caccia ai grossi e feroci <i>Rhoyiik</i>, uccelli carnivori alti più di tre metri e
con artigli che potrebbero facilmente sventare un cavallo. La loro carne è dura
e fibrosa e mantiene un pessimo sapore con ogni tipo di cottura; le loro piume
lanuginose non sono adatte per fabbricare vestiti, cosa che poi al popolo delle
foreste non serve, vivendo in giungle umide e calde. Non capivo perché questi
intrepidi cacciatori organizzassero faticose e pericolose spedizioni nell’inospitale
<i>Er’el Atant’ar</i> (“il Martello del Sole”), l’immenso deserto che si
estende a sud nel V<i>hâcondàr</i>, alla
ricerca di questi giganti dal pessimo carattere. Ne capii il motivo quando
soggiornai per un paio di lune presso i Wajeeh, una tra le più amichevoli tribù
dei <i>Sēnlinderhén</i>. In realtà
essi non uccidono i <i>Rhoyiik</i> ma catturano gli esemplari maschi sui
dieci/dodici anni di età, addormentandoli con frecce intinte nel succo di
bacche “portasonno”, come le chiamano loro. La pelle dei <i>Rhoyiik </i>è così
spessa e i loro muscoli così duri che i dardi dei cacciatori feriscono l’animale
solo superficialmente, dando però modo al sonnifero di agire efficacemente. Una
volta portati nel Suprendàr, il caldo umido della giungla, così diverso dal
caldo secco del deserto, addolcisce i <i>Rhoyiik</i> che possono essere
addestrati e utilizzati come cavalcature. Così come per i grandi pachidermi dei
Regni Meridionali, non vale la pena catturare i <i>Rhoyiik </i> da cuccioli e allevarli per un decennio e
oltre, in attesa che diventino abbastanza robusti da poter essere cavalcati; è molto
più conveniente catturarli in età adulta e addestrarli, considerando che un esemplare in buona salute può raggiungere facilmente i trenta anni di età. I Wajeeh hanno
da molte generazioni intrapreso un fiorente commercio con le satrapie berbere del V<i>hâcondàr</i>, a cui forniscono corsieri<i> </i>perfettamente
addestrati, infaticabili e terribili nelle
battaglie campali. Ricordo che, quando i Wajeeh mi fecero montare uno dei loro </span><span style="font-size: small;"><i>Rhoyiik</i></span><span style="font-size: small;">, nella giungla venimmo attaccati
da un giaguaro che avevamo involontariamente disturbato; la mia cavalcatura lo
fece a pezzi con gli artigli e il becco, senza darmi nemmeno il tempo di estrarre la spada!</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-42863340296934439552013-05-03T13:29:00.000-07:002013-05-05T12:16:06.529-07:00La Lame Erranti.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVKXWpw_3xABtkdGq-8xruCKhvQj4WxvFLU7rCQS-gy1sUiJAadDjN2ben5LqIz32cNNw4fpm2vMMMVWcrnTu-SwMzr3ByOD8kRzoePCFhnGMveZjvvrmCV8_XgS4EM47VKHAsN6DS3_FG/s1600/Le+lame+erranti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="312" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVKXWpw_3xABtkdGq-8xruCKhvQj4WxvFLU7rCQS-gy1sUiJAadDjN2ben5LqIz32cNNw4fpm2vMMMVWcrnTu-SwMzr3ByOD8kRzoePCFhnGMveZjvvrmCV8_XgS4EM47VKHAsN6DS3_FG/s400/Le+lame+erranti.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: small;">Pur
essendo un luogo estremamente spiacevole da visitare, l’immenso deserto di <i>Er’el Atant’ar</i>, “il Martello del Sole”, che
si estende in quello che l’Impero chiama Vhâcondàr, il “paese vuoto”, ospita
meraviglie della natura che difficilmente si possono trovare altrove. Tra le più sorprendenti vi sono certamente le “Lame Erranti” che io ho incontrato
diverse volte durante le mie missioni come scout imperiale. Si tratta di enormi
rocce piatte di pietra nera, lucida e dai bordi taglienti, che fluttuano a mezz’aria
a volte da sole, a volte in larghi gruppi. Hanno l’aspetto di vele nere rovesciate
e, la prima volta che le vidi in lontananza, le presi per i Carri della Sabbia
delle feroci popolazioni nomadi che fanno la spola tra le oasi che punteggiano
il deserto. Nessuno, in tutto
l'<i>Er’el Atant’ar,</i> sa come si siano formate o da dove vengano e nessuno sa quale magia le faccia fluttuare e
spostarsi lungo itinerari che mutano continuamente, secondo i capricci dei <i>khame.</i> Esse si muovono pigre attraverso
il deserto piatto e roccioso, evitando le grandi distese delle dune di sabbia, mosse da
forze misteriose che si celano nella profondità della terra. Con i loro
vertici appuntiti solcano leggere la terra,
tracciando interminabili linee sinuose che si intrecciano tra loro e
creano dei fantastici disegni sul
terreno. Accade a volte, senza alcun preavviso, spesso quando si sono radunate
in grande numero, che esse prendano
velocità e sfreccino tutte in un’unica direzione, facendo fischiare l’aria e
producendo un suono udibile a decine di miglia di distanza. Quando le Lame
corrono, dicono gli abitanti del deserto, nessuno osa sbarrare loro il passo.
Si narra che l’antica civiltà dei Re della Sabbia sia crollata quando la loro
capitale, la leggendaria <i>Er’al Sauant’al,
</i>“la Sposa del Sole”, venne rasa al suolo in una sola notte dal passaggio di
un numero incalcolabile di Lame lanciate in una cieca e furiosa corsa verso il
nulla. Non so se quella storia sia vera o solo leggenda, ma io ebbi la mia
personale esperienza del devastante passaggio delle Lame durante un bivacco
notturno, sull’altopiano roccioso a sud dell’<i>Ir’Elerki. </i>Fui svegliato dal suono delle lame che
fendevano l’aria, le sentii arrivare molto prima di riuscire a vederle; il
fischio che producevano avanzando nell’oscurità era terrificante e per un
momento mi ricordò il terribile stridio del <i>Legno dei Guerrieri</i>, il
flauto che i Figli di Olhim suonano prima di lanciarsi in battaglia, per
seminare il panico tra le file nemiche. La mia guida ed io avemmo appena il
tempo di trascinarci con le nostre cavalcature su un’alta duna di sabbia, dove
saremmo stati al sicuro; le Lame sbucarono dall’oscurità sfrecciando sotto i
nostri occhi a una velocità stupefacente. Non ho idea di quante fossero quelle
figure nere che mi correvano davanti, a me sembrarono centinaia; centinaia di gigantesche
lame nere illuminate solo dal debole chiarore delle stelle. Il loro passaggio fu
breve, pochi minuti che a me parvero eterni. Mentre osservavo attonito la devastazione
della loro corsa, pensai che la leggenda della caduta di <i>Er’al Sauant’al</i> avrebbe anche potuto essere
vera e mi sorpresi a cercare di immaginare il cieco terrore degli abitanti della “Sposa
</span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">del Sole” durante quella terribile notte, in cui i </span><i style="font-family: Verdana,sans-serif;">khame</i><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"> vollero lanciare le Lame contro la
città addormentata.</span></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-40334167361144153882013-04-18T06:30:00.000-07:002013-04-18T06:30:56.328-07:00Gli Impuri<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilUpJ-37ID6Kwt2F5Lzci_EBbimK_7PJeJLEIQJeoPdT35CxaJbM70rLxQs-xo2y4OMqqU6Z5OB6g-Oe7C_bwi5nbxnE2s7bHxPxtdbktRlgyTljAHGMyWnG-J_NmNuAf_Bv8TzJ1YaPhQ/s1600/Gli+Impuri.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilUpJ-37ID6Kwt2F5Lzci_EBbimK_7PJeJLEIQJeoPdT35CxaJbM70rLxQs-xo2y4OMqqU6Z5OB6g-Oe7C_bwi5nbxnE2s7bHxPxtdbktRlgyTljAHGMyWnG-J_NmNuAf_Bv8TzJ1YaPhQ/s320/Gli+Impuri.jpg" width="276" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Mi
imbattei in questo cadavere lungo un impervio sentiero sul <i>K</i></span><i style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">â</i><i style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">rss</i><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">, nel
Margondàr orientale, duecento leghe circa a sud di Solian. La sua pelle era
bianca come il sale ed era privo di alcuni particolari anatomici; non
sembrava umano ma neppure appartenere a qualcuna delle razze conosciute che
popolano l’<i>Erondàr.</i> Era sicuramente un guerriero; il fisico possente, la strana
arma che impugnava e l’equipaggiamento suggerivano che si trattasse di un membro
di una gilda di sicari. La freccia che lo aveva ucciso apparteneva a una delle
tribù di <i>Ghoul </i>che abitano le cavità carsiche di quelle montagne. Il veleno in
cui la punta era intinta non lascia scampo. Mi colpì particolarmente il suo
unico occhio, una piccola pietra bianca e liscia che gli era stata innestata
con un’operazione chirurgica. Particolare raccapricciante, il cappuccio di pelle che gli copriva
la testa e il volto gli era stato cucito direttamente nella carne,
probabilmente a seguito di una terribile cerimonia di iniziazione. Questo mi fece
tornare in mente i racconti di Alben sulle antiche gilde degli <b>Impuri</b>, mercenari che fornivano i loro
oscuri servigi al miglior offerente. Essi
– mi raccontava l’anziano mago - si nutrivano del sangue degli <b>Abominii</b> e da esso traevano
terrificanti poteri. Erano dediti alla
negromanzia e alle oscure arti del “Combattimento di Tenebra” e vivevano in
famiglie i cui membri si accoppiavano tra loro per non disperdere i poteri. Ciò
causava, spesso, la nascita di mostri che però compensavano i difetti fisici con
un costante aumento dei poteri magici. Alcuni di loro sembravano
addirittura in grado di varcare il confine del reale per entrare nell’<i>Inframondo</i> e muoversi attraverso le
pieghe dello spazio. Decenni fa, i <i>Luresindi </i>avevano scovato, per conto dell’impero,
tutte le famiglie degli Impuri e annientato i loro membri fino all’ultimo… o almeno
così dicevano i rapporti dei <i>Custodi della Luce</i>. Quel corpo inerte e
muto era lì a smentire la versione ufficiale dei fatti.</span></span><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-31368070719243538712013-03-24T09:35:00.002-07:002013-03-24T09:35:52.826-07:00Il Popolo delle Rupi.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj87hLDUsTQh6CS0hOsZ-0eSetyPWsXG7HCMlp8IorHQHQEcQ60Rw3iIMW6Toeqsgtybz7UpJjrnPtmt785IO6yB4TKBtIuc1qSj8WuAUXxImJ3HGNbTNOnA11AyEywTYOHN_bC0nyb8jpm/s1600/Popolo+delle+Rupi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj87hLDUsTQh6CS0hOsZ-0eSetyPWsXG7HCMlp8IorHQHQEcQ60Rw3iIMW6Toeqsgtybz7UpJjrnPtmt785IO6yB4TKBtIuc1qSj8WuAUXxImJ3HGNbTNOnA11AyEywTYOHN_bC0nyb8jpm/s400/Popolo+delle+Rupi.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span>L’impero erondariano
si estende verso ovest fino alla grande catena montuosa del <i>Suprelurendàr</i>, oltre la quale cessa la
terra ferma e si apre l’infinita distesa d’acqua del <i>Halwéshùre</i>. I monti del <i>Suprelurendàr</i>
cadono a picco nell’oceano occidentale, creando vertiginose scogliere che
sembrano non avere fine e che non lasciano spazio a spiagge, baie o a qualsiasi
approdo naturale. Per centinaia di leghe, da sud a nord, dalla città di <i>Nedvian</i> fino al regno di <i>Raghnar</i>, ultimo baluardo occidentale sul
Vallo,<span> </span>l’occhio vede solo enormi faraglioni e altissime pareti di roccia
modellata dalla furia dei venti e consumata dall’incessante moto delle onde. Sembra
incredibile che vi possano vivere delle persone ma è proprio qui, in questo
mondo verticale abitato da milioni di uccelli marini, che
vive e prospera il <b>Popolo delle
Rupi.<span> </span></b>Visitare questa gente, fiera
della propria indipendenza ma ospitale con gli stranieri, è un’esperienza che
non si dimentica facilmente; case, villaggi e intere città sono scavate nella
durissima<span> </span>roccia delle scogliere, che si
lascia appena intaccare dalla mano dell’uomo, e si affacciano spaventosamente
sull’abisso, lasciando i loro abitanti a penzolare su cime, carrucole e
lunghissimi ponti di corda che si muovono continuamente, spinti dai venti marini.
È sbalorditivo osservare i bambini, anche quelli di pochi anni, muoversi
agilmente su precarie passerelle sospese nel vuoto, senza dare alcun segno di
paura o di vertigini. Qui nessuno cade, nessuna cima si spezza, nessuna casa si
stacca dalla roccia e precipita nel mare. Questo almeno fino a quando non vi
facemmo visita Gmor ed io, per una missione esplorativa imperiale. Il mio
povero amico orco fracassò tante di quelle passerelle di legno e disfece un
così gran numero di ponti di corda che dovettero costruire una via ferrata
apposta per lui, da allora chiamata <i>“la via di colui che schianta i ponti”</i>. </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-30148554878089385622013-03-01T06:03:00.000-08:002013-03-01T06:03:55.887-08:00Il Dio sorridente.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOPjdlAXp41B_d3km2Wnm7i_ViQTw4MVq2dQGods33VFs30Gohnj3HeFc69hXhzRWZdYEom1e6FR5Fti_H_XAAVWwSoOcC6JHlMq1vysstFlideUUQ-9nztD9SFRRiQk6-jimQnhJi7NPw/s1600/Il+Dio+che+sorride.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="269" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOPjdlAXp41B_d3km2Wnm7i_ViQTw4MVq2dQGods33VFs30Gohnj3HeFc69hXhzRWZdYEom1e6FR5Fti_H_XAAVWwSoOcC6JHlMq1vysstFlideUUQ-9nztD9SFRRiQk6-jimQnhJi7NPw/s320/Il+Dio+che+sorride.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span>“Il Grande
Dio che sorride”. Così i nativi chiamano questa gigantesca statua di cui solo
parte della testa emerge dalle acque di un profondo lago vulcanico incastonato tra
i monti del <i>Suprendàr <span> </span></i>settentrionale; queste
sono terre isolate dall’<i>Erondàr,</i> a sud della grande catena montuosa del
Margondàr e subito a nord delle estese e inesplorate foreste meridionali, che
poi scompaiono per lasciare il posto alla rovente distesa di sabbia del <i>Vhâcondàr</i>,
l’immenso “paese vuoto” che separa l’Impero dai favolosi Regni Meridionali. Si
tratta delle vestigia dell’antica religione di una civiltà ormai perduta, che prosperò in un
tempo remoto in cui gli uomini veneravano gli Antichi Dei e questi calcavano la
terra dei mortali; prima che il <i>khame
morea</i>, la “via degli spiriti”, si imponesse come unico credo e religione
ufficiale dell’impero. Ci sono innumerevoli storie attorno a questa statua;
alcuni indigeni dicono che gli Antichi la edificarono in una profonda gola dove si
gettava un fiume, bloccandone prima il corso e poi lasciando che le acque
colmassero l’abisso, immergendo quasi completamente il “Dio”. Altri sostengono
che la statua inizialmente fosse tutta all’aria aperta e che essa sprofondi
nell’acqua <span> </span>a un ritmo di poche braccia
ogni lustro. Un giorno, essi dicono, il benevolo sorriso del Dio verrà coperto <span> </span>e resterà solo il suo sguardo freddo e impenetrabile.
Sarà allora che il “Dio” si desterà, lascerà il suo sepolcro liquido e
ritornerà a percorrere il mondo degli uomini. Nel frattempo, i giovani locali
lo usano come piattaforma per i loro tuffi acrobatici e l’antico Dio sembra
sorridere divertito dall’allegro schiamazzo che lo circonda.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-62469724324147754792013-01-16T10:12:00.000-08:002013-01-16T10:12:46.381-08:00Il Vecchio Elfo e la Grande Thruda.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs7X_OD5rLo-5l6j1wwoCl3PbIXonO-goV-xKO3HtY5dmaPXpgt_tBXeEa-7oMyoAwJkMNCPgLGJHp9wDN5obNTJX-NfwC4JgNMESJmPZh-RZWMVsLYZxV0wnlCeuxmjm9LZY8QumEPmP5/s1600/Il+Vecchio+Elfo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs7X_OD5rLo-5l6j1wwoCl3PbIXonO-goV-xKO3HtY5dmaPXpgt_tBXeEa-7oMyoAwJkMNCPgLGJHp9wDN5obNTJX-NfwC4JgNMESJmPZh-RZWMVsLYZxV0wnlCeuxmjm9LZY8QumEPmP5/s320/Il+Vecchio+Elfo.jpg" width="225" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; text-align: center;">
<span style="font-size: small;">Il Vecchio Elfo e la Grande
Thruda per me sono sempre stati materiale da storie per bambini. “Bambini sciocchi”,
ci diceva nostra madre che, per questo, non ha voluto mai raccontarci del vecchissimo elfo che vaga senza sosta sulle montagne dell’<i>Erondàr</i> a cavallo di un’enorme
tartaruga, senza mai fermarsi nemmeno per dormire o mangiare. Grazie ai <i>khame</i>, la nostra balia Nanée, che si prendeva cura di
me e Myrva durante i frequenti e lunghi viaggi di studio di nostra madre, amava le “storie della buonanotte” e non perdeva
occasione per raccontarci qualche leggenda popolare prima di metterci a letto. Così io venni a
conoscenza della storia dell’elfo nero, un vagabondo senza nome e senza patria,
condannato da un’antica maledizione della sua gente a percorrere le catene
montuose dell’<i>Erondàr</i>, senza meta e
senza riposo, sul dorso di un’assurda cavalcatura che, invece, ha un nome: la “Grande
Thruda”, un’enorme bestia che, dice la leggenda, era già vecchia quando l'Impero era giovane. Il Vecchio Elfo non rivolge la parola a nessuno ma si dice che accetti le offerte di
cibo e bevande e, se ti tocca con la pietra bianca posta sulla punta del suo
bastone, puoi avere una fugace visione del tuo futuro. Una benedizione o una
maledizione, a seconda di cosa si riesce a vedere attraverso il breve spiraglio
che si apre nelle nebbie del tempo. La storia per bambini sciocchi di
Nanée divenne inaspettatamente realtà qualche anno fa, quando incrociai la vecchia coppia al
valico di Agerkhunde, nel <i>Suprendàr</i>
occidentale. Mi attraversarono la strada
con maestosa lentezza, sbucando da una fitta foresta di pini per dirigersi poi
verso la cresta rocciosa che sovrasta il passo. L’elfo sembrava effettivamente
molto vecchio, la sua lucida pelle era nerissima e aveva una lunga barba
candida che sembrava risplendere in contrasto con il suo corpo scuro. Restando fedele
alla leggenda, il Vecchio Elfo non proferì verbo; si limitò, quando tirai fuori
il mio quaderno di viaggio per fare un veloce schizzo, a lanciarmi un sguardo penetrante
con un‘espressione di profonda irritazione che ho reso solo parzialmente in
questo ritratto.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-46335237090715150172012-12-18T13:33:00.001-08:002012-12-18T13:33:23.333-08:00La Piana delle Ossa<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiePUT6eeYnVrFd_vktTfJbfHwr3_rIrwrQim4yaEoU-LaiTmoHmtrWnKvr_nz232swXoCQzGgupxLy8T_76H9vz0yNjJ82llVl83BUI2g3doRp82acawYf7HIdgwxDn3oE1BHi5vFC2Ti0/s1600/La+Piana+delle+Ossa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiePUT6eeYnVrFd_vktTfJbfHwr3_rIrwrQim4yaEoU-LaiTmoHmtrWnKvr_nz232swXoCQzGgupxLy8T_76H9vz0yNjJ82llVl83BUI2g3doRp82acawYf7HIdgwxDn3oE1BHi5vFC2Ti0/s400/La+Piana+delle+Ossa.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Sugli altipiani rocciosi
del <i>Novelurendàr</i>, poco più a nord di
Candarya, si estende il desolato deserto di <i>Kochat
të mhëda</i>, la piana delle “grandi ossa”. È un luogo
inospitale, arido e pietroso, senza vegetazione e con poca fauna ma esercita un
fascino particolare su ogni viaggiatore che si trova a passare da quelle
parti. Quasi ovunque, per decine di leghe in ogni direzione, spuntano dalla terra argillosa le ossa di animali
colossali, morti centinaia, se non<span> </span>migliaia
di anni fa. Le ossa, pietrificate dal sole e ripulite dal vento, svettano candide
come il gesso sul terreno rosso fuoco, creando un contrasto formidabile e difficile
da dimenticare. Mia madre, la quale è una <i>Sapiente </i>in botanica e storia naturale, mi disse
una volta che si tratta dei resti di enormi pesci che nuotavano in<span> </span>quello che un tempo era un vasto mare
interno. È una cosa a cui credo a fatica; mi sembra davvero
incredibile che nell’<i>Erondàr</i>, anche se in tempi remoti, vivessero creature
marine enormi come quelle che solcano le acque oceaniche a centinaia di miglia
dalla costa e che nessuno, a parte gli “uomini di sale” che abitano <i>Nem-Hesi</i> - la misteriosa città
galleggiante - ha mai visto. Da bambino mi rifiutavo di credere che il nostro
mondo potesse cambiare in modo così radicale; per me il mare, le montagne,
le pianure<span> </span>e le foreste stavano dove
erano sempre state. <span> </span>Era assurdo pensare altrimenti. Mia madre mi spiegò che il mondo</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">, invece, </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;"> muta in continuazione e a
volte cambia aspetto come una piana polverosa dopo un acquazzone, tanto da
diventare irriconoscibile. Le <span> </span>montagne crescono
come le piante, la terra si innalza sopra il mare e si inabissa tra i flutti,
secondo i capricci dei <i>khame</i>. Mia madre, quando tornava dai suoi lunghi viaggi
di studio, <span> </span>ci ha sempre raccontato
storie talmente <span> </span>fantastiche da risultare
inverosimili e mia sorella ed io non siamo mai stati molto propensi a credere a
tutto ciò che ci diceva. Tuttavia, passando sotto quelle alte volte di ossa
bianche, con il vento del deserto che si infilava fischiando tra di
esse, </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">a tratti </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">mi sembrava veramente di udire il suono delle onde del mare. </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-33687700821871049712012-11-27T06:21:00.000-08:002012-11-27T06:23:22.282-08:00Il Piccolo.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiHGk2pQomUSDWmBMGhmntRpEEdJeN1xBfh7vmfvwY0MuVp0_lTGaNj1xiMcH5LseWA5xKY0I-ur9Gtx4wD_L4TyI1NBL51JRy5qL18bIrbaZnfa_ceyD9fXUcYxXJ6b-aKO-2hP5Jmn2x/s1600/il+Piccolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiHGk2pQomUSDWmBMGhmntRpEEdJeN1xBfh7vmfvwY0MuVp0_lTGaNj1xiMcH5LseWA5xKY0I-ur9Gtx4wD_L4TyI1NBL51JRy5qL18bIrbaZnfa_ceyD9fXUcYxXJ6b-aKO-2hP5Jmn2x/s400/il+Piccolo.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Se si viaggia nel <i>Margondàr</i>, a sud est dell’<i>Awrasùhre</i> - il grande mare interno dell’<i>Erondàr</i> - e si abbandonano le vaste
distese coltivate per dirigersi verso le foreste che estendono ai piedi della
cordigliera meridionale, non è raro incontrare le ragazzine Gahriné che
pascolano i loro “piccoli”. La pacifica e colorata popolazione semi-nomade dei Gahriné
attribuisce grande importanza al ruolo materno della donna ed educa le bambine
alla maternità sin dalla più tenera età. Verso i sei anni, alle bambine viene affidato
un cucciolo di <i>smærdjass</i>, un mammifero
onnivoro locale di indole estremamente mite, che loro devono accudire giorno e
notte, portandolo al pascolo, badando alla sua igiene, curando la sua salute e
proteggendolo dai pericoli del mondo esterno. Ogni bambina chiama il suo cucciolo
“il mio piccolo”, esso diventa a tutti gli effetti un membro della famiglia e
lui e la sua “piccola madre” diventano inseparabili. Questo animale raggiunge
presto dimensioni ragguardevoli, fino ad arrivare alla stazza di un grosso
verro e inizia subito a dare problemi alla padroncina. Lo <i>smærdjass</i>, infatti, è uno degli animali più deficienti che si
possano incontrare in tutto l’Erondàr; la sua stupidità è abissale e pari solo alla sua
prolificità, unica cosa che spiega come mai questo ottuso erbivoro non si sia
ancora estinto. Ha una memoria cortissima e non è in grado di fare tesoro delle
sue esperienze, per cui ha una spiccata tendenza a cacciarsi in ogni tipo di
situazione pericolosa: precipita nei dirupi, finisce sotto gli zoccoli dei
cavalli o sotto le ruote dei carri, affoga in poche braccia d’acqua, va a
rovistare nei campi coltivati scatenando l’ira degli agricoltori locali, cade
vittima dei predatori che sono ghiotti della sua carne grassa e saporita e che
lui non identifica come potenziali pericoli, proprio perché totalmente cretino.
Riuscire ad accudire questo animale è comprensibilmente un compito molto arduo
per le ragazzine Gahriné che passano la giornata e parte della notte a tirare
fuori dai guai i loro “piccoli”. Al raggiungimento della pubertà, le ragazze e
gli animali, ormai adulti, vengono separati, con grande sollievo delle “piccole
madri”; questo importante rito di passaggio viene celebrato con una grande
festa dove lo <i>smærdjass</i> viene
allegramente macellato, fatto arrosto e consumato dall’intera comunità.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-59698115574350044532012-10-30T03:48:00.001-07:002012-10-30T03:55:29.800-07:00La Cocozza Colossa<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwqdXcgvLWQ951ZNfOAd8YcGTc6GjuZNmsfDIKcoaFa3oYu9qLgp-hMlqAjW8uhfsalbxfBp7FXqWZZxnwnJXD6lB2ghVmAED_fY5P1ORrwLAeqpSVeQQHxYRhLYKHbltRe-HUGWWtcikk/s1600/La+Cocozza+Colossa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwqdXcgvLWQ951ZNfOAd8YcGTc6GjuZNmsfDIKcoaFa3oYu9qLgp-hMlqAjW8uhfsalbxfBp7FXqWZZxnwnJXD6lB2ghVmAED_fY5P1ORrwLAeqpSVeQQHxYRhLYKHbltRe-HUGWWtcikk/s320/La+Cocozza+Colossa.jpg" width="224" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Verdana,sans-serif; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Verdana,sans-serif; text-align: center;">
<span style="font-size: small;">Attorno al <i>Mare della Brezza</i>, tra le grandi vie di
comunicazione del <i>Piccolo</i> e <i>Grande Anello</i>, si estende l’immensa <i>Cintura delle Messi</i>, il “granaio dell’Impero”,
una sterminata area coltivata dove cresce la grande parte delle derrate
alimentari che nutrono le genti dell’<i>Erondàr</i>.
La perizia degli agronomi erondariani ha creato nel corso degli anni innumerevoli
incroci fertili tra specie vegetali e dato discendenza stabile a nuovi tipi di
frutta, legumi, <span class="st">piante, radici e tuberi mangerecci</span>, anche
sorprendenti. Il mio preferito tra questi ibridi vegetali è senz’altro la <i>Cocozza Colossa</i>. Si tratta di una
cucurbitacea di grandi dimensioni che, giunta a maturazione, produce dei gas
non tossici al suo interno che la fanno levitare, come l’<i>Aria Leggera</i> con cui si riempiono i palloni dei <i>nuvolanti</i> imperiali. Non è raro vedere
interi campi di questi ortaggi maturi che
si muovono pigramente a mezz’aria, spinti dalla brezza o che scendono in massa
dai declivi, dopo essersi liberati dai pampini e dai tralci che li trattenevano
al terreno. I gas prodotti da questa zucca e che permettono all’ortaggio di
levitare, sono vapori molto inebrianti, come le bevande fermentate, e spesso i
raduni per il raccolto si trasformano in feste sfrenate che, in molte culture
locali, sono divenuti dei veri e propri riti agrari di carattere orgiastico. La <i>Sagra della Cocozza Colossa</i> di Fruhgendàrt
è famosa per gli eccessi compiuti dai partecipanti in preda all’ebbrezza. Uno dei momenti topici di questa festa popolare è la <i>Corsa delle Cocozze</i>, evento spettacolare
durante il quale i giovani locali spingono le zucche giù dall’alta collina dove
sorge la città verso il mare sottostante e le cavalcano a rompicollo in una
gara senza esclusione di colpi. I “cavalieri” delle zucche che riescono a raggiungere
il mare, vengono nominati <i>Domatori della Cocozza</i>
e hanno diritto di scelta tra le ragazze intervenute, con le quali si accompagneranno
per il resto della serata. Le zucche restano a galleggiare sull’acqua, a
decine, e al tramonto vi vengono praticati dei fori per far fuoriuscire il gas
che viene incendiato, provocando splendidi fuochi colorati e spettacolari
deflagrazioni che segnano il culmine della festa. Fortemente sconsigliato
portare le proprie figlie, giovani pulzelle o ragazze da marito a questa sagra…
a meno che non si voglia allargare la famiglia in tempi brevi.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-3596188724822942932012-10-08T11:23:00.000-07:002012-10-08T11:24:45.557-07:00Fiori nel deserto.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq9m9M4PfENhGCTgVS0PgRYvW14peacQUduiqzTl33NiPl2poBJJOMRT-W_ISkTDVvc0sZZiltSRIDKvn0dhyphenhyphen_8xxCuRGp5OpdeOAnnRJgIzf9JIZ3C5b6Sxu_99fhPEcvmExSdOCMrvLI/s1600/Flora+del+deserto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq9m9M4PfENhGCTgVS0PgRYvW14peacQUduiqzTl33NiPl2poBJJOMRT-W_ISkTDVvc0sZZiltSRIDKvn0dhyphenhyphen_8xxCuRGp5OpdeOAnnRJgIzf9JIZ3C5b6Sxu_99fhPEcvmExSdOCMrvLI/s320/Flora+del+deserto.jpg" width="224" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Non amo recarmi nelle zone
desolate del <i>Vhâcondàr</i>, il “Paese Vuoto”
che si estende ai margini meridionali dell’Impero. Si tratta di una sterminata
distesa desertica che separa l’<i>Erondàr</i>
dai misteriosi ed esotici <i>Regni
Meridionali</i>. Centinaia e centinaia di miglia di deserti sabbiosi e
altopiani rocciosi calcinati dal sole; un ambiente arido e ostile dove è
impossibile sopravvivere senza l’ausilio di una guida indigena che conosca i
segreti di <i>Er’el Atant’ar</i>, “il
Martello del Sole”, come lo chiamano le popolazioni locali. Mi trovavo su un
altopiano a ovest di <i>Ir’Elerkir</i>,
sulle tracce di una banda di predoni berberi che avevano compiuto delle scorrerie
nel <i>Suprendàr</i>; dei predoni
nessuna traccia, in compenso incappammo in una femmina di <i>Rhoyiik</i> con due cuccioli, che occupavano l’unico posto all’ombra nel
raggio di decine di miglia, sotto un alto esemplare di “Pino del Deserto”. La mia
guida <i>alahikineta</i> mi sconsigliò
vivamente di andare a disturbare l’animale, poiché le femmine di questa specie
sono terribilmente aggressive quando si tratta di difendere i propri piccoli e
nessuno sano di mente vorrebbe fare infuriare un uccello carnivoro alto il
doppio di te e con artigli che potrebbero facilmente squartare un cavallo. Mi trattenni giusto il tempo di un veloce schizzo sul mio diario di viaggio. Verso la fine
di quella infruttuosa giornata, la guida avvistò quelli che sembravano essere
degli alti pali piantati nel terreno; si trattava di un gruppo di <i>Ir’Alca Te’nei</i>, letteralmente “Albero
che sazia” o <i>T’ai Sen’Ehn</i>, “l’Amico
del viandante”, nel dialetto di Elleysera. Queste altissime piante grasse hanno la proprietà di fiorire istantaneamente quando il loro fusto viene intaccato o inciso, producendo grossi fiori bianchi e
carnosi, zuccherini e molto nutrienti. Si tratta di una strategia di difesa
della pianta estremamente subdola e crudele: la prima fioritura blandisce l’aggressore,
fornendogli ottimo cibo in quantità; se l’attacco continua, la seconda fioritura
sviluppa un potente veleno che solitamente non lascia scampo al malcapitato. La
mia guida lo sapeva bene; cucinò i primi fiori sulla pietra e con quelli
successivi fabbricò il veleno per le proprie frecce. Sarò stato cotto dal sole
e riarso dalla sete, ma quelle dolcissime frittelle vegetali sono state tra le
cose più buone che abbia mai mangiato. </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-53661380597033395102012-09-21T03:28:00.000-07:002012-09-21T03:28:43.422-07:00Un passato da guerrieri.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJzgk1Du28epcgHQttCXXs_O6JnWX-DflxY8WusiA-mZWd3CEPMI9VRLemy1DS5YzoFo5lZd1L913xuXmeExqCw7tcRYDi06UKWo8AFbCavw5PiwuHF5x8kqw0OkUDB5NFtcNGraIFrgrh/s1600/Nano+con+ascia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJzgk1Du28epcgHQttCXXs_O6JnWX-DflxY8WusiA-mZWd3CEPMI9VRLemy1DS5YzoFo5lZd1L913xuXmeExqCw7tcRYDi06UKWo8AFbCavw5PiwuHF5x8kqw0OkUDB5NFtcNGraIFrgrh/s400/Nano+con+ascia.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Ricordo che mi imbattei in
questo Nano dall’età indefinibile sulla strada per <i>Vetwadàrt</i>, provenendo da <i>Solian</i>.
Egli ritornava dal distretto minerario, sito poche miglia più a nord, dove aveva
lavorato per due turni consecutivi ed era comprensibilmente di umore tetro (il
turno lavorativo dei <i>Nani Minatori</i> ha
una durata variabile tra i venti e i trenta “cicli di sonno”, quindi dura circa
un mese lunare). Nondimeno accettò di posare per me, anche se per poco tempo durante
il quale mi guardò ingrugnito senza nemmeno posare il pesante sacco degli
attrezzi da minatore che portava con sé. Quello che mi colpì particolarmente fu
la bellissima ascia <i>nanica</i> cerimoniale
a cui si appoggiava; non poteva trattarsi di un attrezzo da lavoro, non era certo
un utensile da miniera. Gli feci dei gran complimenti per essa e gli chiesi lumi sulla
sua provenienza; questo stemperò un poco il suo atteggiamento burbero e lui mi raccontò, con palese orgoglio, che l’ascia apparteneva alla sua
famiglia da generazioni. Il suo clan, originario del basso <i>Suprelurendàr</i>, aveva
una lunga tradizione guerriera e di fiera indipendenza, prima di essere
sconfitto dalle truppe imperiali e forzato a disperdersi. I maschi della sua
famiglia erano entrati in massa nel <i>Sindacato
dei Nani Minatori</i> e lavoravano spostandosi per tutto l’<i>Erondàr</i>, da un distretto
minerario a un altro. Quell’ascia era la sola cosa rimasta a testimoniare che, un
tempo, i suoi antenati appartenevano a un clan di valorosi guerrieri. </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-56390943466374371262012-09-03T04:43:00.001-07:002012-09-21T03:29:49.444-07:00Bei Baffetti<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjffqSBfuIIRk-Ra9V-vFHOvVro4LpDiQwdHQi6U5DqR7xy42Zb9ZqUmOCzyrXPbFPjAO_S9jZ18gTKAzOtAbyDuEYHDlACFjIqNZYvPi5-GOiZrjQlkBxz_vgDidd2LW7iVeHsQ0PZhYvm/s1600/Bei+Baffetti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="291" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjffqSBfuIIRk-Ra9V-vFHOvVro4LpDiQwdHQi6U5DqR7xy42Zb9ZqUmOCzyrXPbFPjAO_S9jZ18gTKAzOtAbyDuEYHDlACFjIqNZYvPi5-GOiZrjQlkBxz_vgDidd2LW7iVeHsQ0PZhYvm/s400/Bei+Baffetti.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Questa bizzarra scultura è
una testa votiva delle popolazioni <i>Beheree</i> che popolano la costa a sud di Solian. Di sculture
e immagini votive ne è disseminato l’<i>Erondàr </i>ma questa è una della mie
preferite. Un po’ perché è sulla strada che conduce alla mia città e così quando
la incrocio, di ritorno dalle mie missioni, mi sembra di sentire già aria di
casa; un po’ per la sua aria buffa, con quei baffi arricciati e l’aria
seriosa e saccente. Le popolazioni locali l’hanno adottata, chissà perché, come
pietra votiva per ingraziarsi i favori dei <i>khame</i>
per un buon matrimonio, buona salute e fertilità. Le ragazze in età da marito,
nei giorni di festa, vi portano monili d’osso
e di legno per trovare marito e, spesso, i loro desideri vengono esauditi poiché
scapoli navigati e giovani di belle speranze conoscono il luogo e vi si appostano
per fare cernita delle ragazze più belle. Il posto è anche presidiato dalla
forza pubblica repubblicana perché sovente vi scoppiano risse per la contesa di
una fanciulla particolarmente attraente, zuffe furibonde delle quali il povero<i> Lai Lethoi</i> (che in lingua locale vuol
dire “bei baffetti”) porta sul viso diversi
ricordi. La donna che vi ho ritratto accanto, con il bambino nella fascia e il
cesto di offerte alimentari, era lì per pregare <i>Lai Lethoi </i>di essere meno “generoso”
con lei. Dopo il sesto figlio – mi disse – aveva assolutamente bisogno che i <i>khame </i>concedessero i loro favori a una
famiglia meno numerosa.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-6291040969977655662012-08-08T11:31:00.000-07:002012-08-08T11:35:34.399-07:00La Prima Luce<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf6zFFZIrjRE-eKh82wJeQpaYgMvvL7hkyAszMn-DLYWdlgi46n2K-fbR1Lekmfxt6dezFrGzZXRNA_Gu6MoFThcFxvdn7bW1LTHKG3r5T2_vWEBvaEydz8LXHbgURcyNQo5LuxpEZ2xUe/s1600/Prima+Luce.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf6zFFZIrjRE-eKh82wJeQpaYgMvvL7hkyAszMn-DLYWdlgi46n2K-fbR1Lekmfxt6dezFrGzZXRNA_Gu6MoFThcFxvdn7bW1LTHKG3r5T2_vWEBvaEydz8LXHbgURcyNQo5LuxpEZ2xUe/s320/Prima+Luce.jpg" width="221" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Lungo la strada che dalle terre delle <i>Città Libere</i> conduce a <i>Candarya</i>, passando per l'eremo del mio vecchio amico Alben, si incontrano <i>I Grandi Che Guardano Lontano. </i>Si tratta di una lunga serie di colossali volti umani scavati nella roccia della scogliera a picco sul <i>Eolànisùhre, </i>il Mare del Sole che avvolge le propaggini orientali del <i>Novelùrendàr</i>. Queste immense sculture raffigurano i visi degli imperatori della prima dinastia erondariana e furono scolpiti per volontà di Erehein Erondàr, fondatore della seconda dinastia, per celebrare le imprese degli imperatori che lo avevano preceduto ed elevare ufficialmente a pari titolo il ramo della famiglia che era salita al trono. Tutti i volti degli imperatori guardano a oriente, a cogliere la prima luce del sole. All'alba del giorno seguente allo "Sposalizio Celeste", il congiugimento astrale delle due lune che segna l'inizio del nuovo anno, un mago della confraternita dei Luresindi celebra l'antico rito della <i>Prima Luce</i>, cogliendo il primo barlume del sole nascente e catturandolo con il cristallo di </span><i><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">silcardĕa</span></i></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"> posto in cima al suo bastone. La pietra viene poi portata a Vàlhendàrt, la capitale imperiale, e riposta nel tabernacolo del tempio dei Custodi della Luce, fino alla successiva eclissi delle due lune. L</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">'anno scorso, trovandomi in navigazione da Candarya verso Solian,</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"> potei assistere al rito dal mare, posizione privilegiata per godere appieno della bellezza dell'evento: all'inizio, l'alta scogliera è immersa nell'oscurità, i giganteschi volti invisibili; poi, il cristallo del mago, colpito dal primo raggio di sole, emana una luce vividissima che rischiara il volto scolpito di Vrlam Erondàr, il fondatore dell'impero e capostipite della prima dinastia, in cima al quale sta il luresindo. Subito dopo, rischiarata dal sole che sorge, l'intera scogliera si illumina e i volti degli imperatori emergono dall'oscurità come evocati dagli abissi del tempo. Lo spettacolo è mozzafiato e, per quanto mi riguarda, molto commovente. Non a caso, il tratto di mare prospicente il promontorio dei Grandi in queste occasioni, se le condizioni del mare lo permettono, è sempre affollato di imbarcazioni di ogni tipo e stazza, che hanno pernottato alla cappa per assistere all'eclissi della notte precedente e che attendono l'alba con lo svelarsi dei giganteschi volti. Non è raro vedere, tra le altre, anche le piccole, strane imbarcazioni del <i>Popolo delle Vele</i> giunte dal lontano arcipelago dell'estremo oriente. Questi temibili predoni del mare non sono lì, però, per assistere a una cerimonia a loro estranea ma per arrembare con le loro velocissime imbarcazioni le navi più lussuose, quando la flotta inevitabilmente si sgrana sulla via del ritorno. </span></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-30413556694714982282012-07-03T07:14:00.000-07:002012-07-05T15:18:27.174-07:00Una strega sulla via.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWXHAFpVXwuZY5aonw8PNmgJESbUqO158rNmFMaTw4vMcQ-JtGvWHx12lXEK4hP1ukpPrMksgxQqS3VvWQcwiZmb4Rl5xgV5nNAsTWYffw_NY1UFgHOvtSSIwraIGVH5SR7eC0JdWqCZor/s1600/strega.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWXHAFpVXwuZY5aonw8PNmgJESbUqO158rNmFMaTw4vMcQ-JtGvWHx12lXEK4hP1ukpPrMksgxQqS3VvWQcwiZmb4Rl5xgV5nNAsTWYffw_NY1UFgHOvtSSIwraIGVH5SR7eC0JdWqCZor/s400/strega.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Alle pendici del <i>Monte Rōuss</i>, nei pressi di una stazione
di posta, mi imbattei in un drappello di fanti imperiali che aveva preso di
mira una mendicante. Questi soldati non erano cattive persone, ma solo giovanotti
in buona salute, rimasti troppo a lungo lontani da casa e dalle ragazze e che
cercavano uno sfogo al tedio della loro corvé. Questo non toglie che i loro
lazzi nei confronti della donna avessero raggiunto un livello inaccettabile. Mi
feci riconoscere come ufficiale superiore e loro dovettero smettere; mi guardarono
in cagnesco per un po’ ma qualche presa di tabacco speziato e un giro di tonico
di <i>leocanide</i> riappacificarono gli
animi e io mi fermai a far riposare il cavallo e a conoscere meglio i militari.
La donna, nel frattempo, era rimasta seduta a terra, indifferente al nuovo
clima disteso così come sembrava esserlo stata alla maleducazione dei soldati nei
suoi confronti. Stava seduta in maniera scomposta, discinta e
coperta di stracci, guardandoci con un sguardo intenso. Mi colpirono i suoi
occhi dal bel taglio, profondi e scuri,
e volli ritrarla. I segni lasciati sul suo volto dall’età e dalla vita
disagiata non riuscivano a nascondere il fatto che doveva essere stata una
bella donna, da giovane. Notai anche il suo bastone da cammino, ritorto e
inciso in maniera insolita, come quello che avevo visto nelle mani di “<i>donne delle erbe”</i> e “<i>benandanti</i>”. Dalle streghe è sempre bene
tenersi alla larga, ma è buona norma anche mostrarsi cortesi; le offrii parte
della mia razione da viaggio che ella accettò senza battere ciglio né proferire
motto e che divorò fino all’ultima briciola. Quindi si alzò, picchiò a terra il
bastone per cinque volte, lo agitò in aria, roteandolo, e se ne andò per la sua
strada, in mezzo ai boschi. Quando dissi ai soldati che quella poteva essere
una strega, suscitai in loro un’ilarità così contagiosa che mi mise di buon umore. Visto
che l’allegria di quei ragazzi sembrava promettere una piacevole serata, decisi
di passare la notte alla stazione di posta, in loro compagnia. Li rintronai per
tutta la serata con i racconti delle mie avventure militari, che loro
ascoltarono con uno stupore quasi infantile. Sarebbe stato invero un bel
episodio da ricordare, se non che, la mattina dopo, trovammo i cinque
cavalli dei soldati nella stalla della stazione morti stecchiti. Il mio,
invece, stava benone.</span></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-86021852229263508782012-06-27T01:17:00.001-07:002012-06-27T01:17:20.216-07:00Compagni di bivacco.<!--[if gte mso 9]><xml>
<w:WordDocument>
<w:View>Normal</w:View>
<w:Zoom>0</w:Zoom>
<w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone>
<w:PunctuationKerning/>
<w:ValidateAgainstSchemas/>
<w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid>
<w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent>
<w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText>
<w:Compatibility>
<w:BreakWrappedTables/>
<w:SnapToGridInCell/>
<w:WrapTextWithPunct/>
<w:UseAsianBreakRules/>
<w:DontGrowAutofit/>
<w:UseFELayout/>
</w:Compatibility>
<w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel>
</w:WordDocument>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>
<w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156">
</w:LatentStyles>
</xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]>
<style>
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:"Tabella normale";
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:"";
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
</style>
<![endif]-->
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE4Eo4cetoHr32Uy5AgLyV1hbedItaR7i8hpECKaX94MtZ6CU_woWNw7as6NjKe1mIyXw7-bsl5B-rbBaO9xdMGZPt5sOvOdbvWKIsCu2UGUtMssx04fYP0xNQz8KlC4Kd2sBAofzQ93LN/s1600/animali+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE4Eo4cetoHr32Uy5AgLyV1hbedItaR7i8hpECKaX94MtZ6CU_woWNw7as6NjKe1mIyXw7-bsl5B-rbBaO9xdMGZPt5sOvOdbvWKIsCu2UGUtMssx04fYP0xNQz8KlC4Kd2sBAofzQ93LN/s320/animali+1.jpg" width="225" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Nelle foreste alle pendici
del massiccio dei Monti Bronzei, a nord di Solian, mentre eravamo sulle tracce di un gruppo di
predoni <i>ghoul</i>, Gmor ed
io avemmo degli inaspettati compagni di bivacco: una <i>lepre maculata</i> e un <i>parrocchetto
crestanera</i>. La lepre sembrava molto incuriosita da noi<span> </span>e si teneva al limitare del nostro bivacco,
fissandoci in maniera quasi fastidiosa. Gmor cercò più volte di catturarla per farmi
provare una ricetta di “lepre alla brace” che aveva letto su uno dei suoi libri
di cucina esotica, ma non ci fu nulla da fare. Il furbo animale si muoveva più
rapido di un fulmine e si ripresentava ogni volta in diversi punti , ora di
lato, ora dietro di noi, mettendosi tranquillamente a sedere e fissandoci con i
suoi luminosi occhi verdi. <span> </span>Provammo anche
a dargli da mangiare ma rifiutò ogni offerta di cibo. Sembrava gli interessasse
solo tenerci d’occhio. A volte, batteva aritmicamente la zampa per terra, come
a lanciare dei segnali. Questo animale vive in branchi numerosi che si spostano
di continuo; probabilmente, quello a cui apparteneva stava migrando da una zona
di pascolo all’altra e la nostra lepre segnalava la nostra presenza ai
compagni. <span> </span>Una brava sentinella! Il parrocchetto,
invece, era molto più socievole, forse fin troppo. Grande poco più di una mano
aperta, era estremamente rumoroso; ancora non<span>
</span>mi capacito di come un animale così piccolo potesse emettere suoni così
potenti. Quando iniziava a cantare, la foresta attorno si zittiva per un
istante. Era particolarmente affascinato dal canto di gola in cui volle esibirsi
Gmor, con mia grande gioia. Accompagnava le armoniche acute della diplofonia orquina
con gorgheggi sorprendentemente assonanti. Si prese talmente confidenza che
volle pulire i denti di Gmor dopo il pasto. La vista di Gmor con la bocca
spalancata e il parrocchetto infilato dentro a beccare i rimasugli di cibo era
una visione così disturbante che non volli ritrarla sul mio taccuino. Il <i>crestanera</i> si rivelò molto utile come
vedetta. A ogni animale di grossa taglia che si avvicinava al nostro bivacco,
si metteva a volare in tondo lanciando stridi altissimi e mettendoci in
guardia. Ci avvisò anche dell’approssimarsi di un gruppo di <i>ghoul</i>, che cercava di sorprenderci nel
sonno e di cui avemmo ragione in poco tempo. </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Il giorno dopo, c</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">i accompagnò per
tutto il tragitto fino al limitare della foresta, per poi salutarci con trilli
che ricordavano in maniera sorprendente la melodia del canto di Gmor della
notte precedente. </span></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-34076307640288519012012-06-22T03:54:00.000-07:002012-06-22T03:56:16.242-07:00Il Burlone<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhqXIiKu26MC3GgZrboR4mnFM1zkjQXJzq1jy5-d_xSXYfNiC8eHACzxitn0-o02J6UuupoZdheqw4uzPWYF9DYPCWk-XSz_Fw7-If4PlSWgQGuAgojJy9MZVHs0a3JoGmXQTJlnRB6njt/s1600/Testa+deserto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhqXIiKu26MC3GgZrboR4mnFM1zkjQXJzq1jy5-d_xSXYfNiC8eHACzxitn0-o02J6UuupoZdheqw4uzPWYF9DYPCWk-XSz_Fw7-If4PlSWgQGuAgojJy9MZVHs0a3JoGmXQTJlnRB6njt/s400/Testa+deserto.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana;">Questa gigantesca testa di granito
apparve una mattina, dopo una furiosa tempesta di sabbia, nel <i>Vhâcondàr</i> settentrionale. Ero in perlustrazione
in pieno deserto con alcune guide della satrapia berbera degli <i>Alahikineti</i>, tra
l’oasi di <i>Karmuti </i>e la città di <i>Alahikin</i>. Fummo sorpresi da una tempesta in piena
notte e ci riparammo in un “budello di drago”, come lo chiamano i nativi: un
pozzo carsico strettissimo che si apre in profondità in una cavità naturale. Passata
la furia degli elementi, ci accorgemmo che il vento aveva spostato intere dune
di sabbia e rivelato questo sorprendente vestigio di una civiltà scomparsa. Gli
Alahikineti sono abituati a questo genere di apparizioni; infatti chiamano la
parte di deserto in cui ci trovavamo “Ir’Elerkir”,
il <i>burlone</i>, perché fa apparire e
scomparire a suo piacimento colonne di pietra, sculture, statue gigantesche e,
dicono i più fantasiosi, intere città. Ho voluto subito riprodurre l'enorme
testa, facendo posare accanto una delle guide per rendere bene le sue proporzioni
colossali. Le tempeste di sabbia ci tormentarono ancora per
giorni ma già la mattina dopo la testa era scomparsa sotto una gigantesca
duna, come se non fosse mai esistita. Il "burlone" si era esibito nell'ennesimo gioco di prestigio.</span></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2886406149429825175.post-8157242048200112792012-06-14T14:15:00.000-07:002012-06-15T03:10:53.930-07:00La valle delle teste<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpV-ADRguNjpSFdFSesp9eCao48sHHR00jCF2GYxY5P3Xa_SIX9vC7tRO1U-9T-jLljhbsN0xlUSxDZaGSEoTHiiNN5a6Bpam7UWGZIveM8gOt8VhHqm3zRFpTW-sTnNTwfL4cvlCzGJ27/s1600/Teste+Troll.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpV-ADRguNjpSFdFSesp9eCao48sHHR00jCF2GYxY5P3Xa_SIX9vC7tRO1U-9T-jLljhbsN0xlUSxDZaGSEoTHiiNN5a6Bpam7UWGZIveM8gOt8VhHqm3zRFpTW-sTnNTwfL4cvlCzGJ27/s320/Teste+Troll.jpg" width="235" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Verdana,sans-serif; text-align: center;">
<span style="font-size: small;">Quando percorro la grande
<b>Piana dei Ciclopi</b>, nell'entroterra a nord del <i>Awrasùhre</i>, dove in un remoto
passato si svolsero le più cruenti
battaglie delle <i>Guerre di Unificazione</i>, mi piace passare per la <b><i>"Valle
delle teste"</i></b>, come la chiamano i pastori locali. È un posto ameno, con
dolci declivi erbosi e ampi pascoli dove, sparse apparentemente a caso,
spuntano enormi teste con la bocca spalancata, dando l’impressione che gruppi di giganti urlanti stiano
affondando in quel mare di erba e annaspino in cerca d’aria. Mi hanno sempre
fatto grande impressione, quelle teste, sin da bambino, quando mio padre mi
portava in queste lande per insegnarmi a cavalcare e a tirare con l’arco. Nessuno
sa chi abbia le abbia scolpite e a quale scopo; a quanto ne so, nessuno ha mai
neanche provato a scavarvi intorno, per scoprire se attaccati a quelle teste,
sepolti sotto decine di metri di terra, ci siano o meno dei corpi colossali. Neppure
mio padre sapeva chi fossero i creatori di quelle statue; c’erano sempre state,
sin da quando i suoi nonni erano fanciulli. Per questo ogni volta si inventava una storia
nuova per spiegarmi le origini di quelle assurde teste urlanti. La mia
preferita era questa: un tempo, ancora prima dell’unificazione dell’Impero da
parte di <i>Vrlam Erondàr</i>, prima persino della supremazia dell’uomo sul mondo
conosciuto, le <i><b>“Quattro Razze”</b></i> si affrontavano in guerre senza fine, devastando
la terra e avvelenando l’aria. Gli orchi stanarono dalle montagne del <i>Varliendàr
</i>orde di Troll, costringendoli a combattere per loro. L’avanzata di quegli
esseri di pietra era irresistibile; essi calavano dalle montagne di notte,
annientavano le armate degli uomini e degli elfi, mentre i nani si rintanavano nelle gallerie delle loro miniere. Prima che sorgesse l’alba i troll scavavano enormi
buche nella terra e vi si seppellivano per sfuggire ai mortali raggi del sole. Un
giorno, un giovane mago, avendo individuato il luogo dove i troll si erano
sepolti, praticò un incantesimo oscurando il sole sopra l’intera zona e ingannando
i troll che, credendo sopraggiunta la notte, sbucarono dal terreno per essere istantaneamente
pietrificati dalla luce diurna. <i>“Divennero
statue di pietra</i> – diceva mio padre - <i>senza
nemmeno avere il tempo di metter fuori tutta la testa!”</i> Mentre pensavo a
quella storia, un piccolo<b> <i>Basilisco Vermiglio</i></b><i> </i>si posò su una delle sculture di
fianco a me e si mise ad agitare le ali lamellari facendole baluginare al sole
e facendole minacciosamente stridere con rumore metallico. Mi presi giusto il tempo di un
veloce ritratto e mi allontanai: uno stormo di quei rettili volanti può fare a
pezzi un uomo in pochi minuti, sminuzzandolo con le ali affilate come rasoi. Lo
lasciai lì, rumoroso e brillante, a fare la guardia ai troll pietrificati. </span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/09102558139012808229noreply@blogger.com4